La cultura a Mistretta

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Moderatore: paologiaconia

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paologiaconia
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La cultura a Mistretta

Messaggio da paologiaconia »

Ho sempre notato come il profilo del mistrettese, si discosta e si distingue da quello di tutte le altre persone. Un non so che ti affascina, che ha il sapore di cose antiche e di modernità, di inteligenze e di equilibri, del piacere di conoscere, di sapere di rinventarsi e di trasmettere. Ma poi, come dice Peppino Ciccia, penso che mi lascio portare da un campanilismo smisurato. Quindi mi rassegno, ma per testardardagine sono legato alle mie idee e quindi insisto.
Penso che Mistretta ed i mistrettesi, debbano il loro fascino, oltre alla loro innata natura, al loro DNA per dirla con una brutta frase, ma anche a gli impulsi che gli sono venuti dal di fuori.
Pochi conoscono, ed i riscontri sono ormai andati perduti, che nella metà dell'ottocento, soggiornarono a Mistretta sia Victor Hugo che Alessandro Dumas figlio, anche se per pochi giorni. Il primo, a quel tempo redattore di un giornale satirico parigino particolarmente pungente nei riguardi della società parigina, ed il secondo, forse a Mistretta o comunque in quel periodo concepì la bozza del Pasquale Bruno.
All'inizio del '900, soggiornò a Mistretta l'architetto Ernesto Basile, fu poi la volta del noto Prefetto Mori, e decenni dopo furono numerose le visite e soggiorni di Finocchiaro Aprile, uno dei personaggi politici più noti e più discussi del tempo.
Numerosi furono i noibili ( i veri nobili ) del tempo che soggiornarono a Mistretta : Dal Principe di Villafranca, al Principe di Villadorata, dal Conte di Lecco, al Principe di Sciara e Duca di Villarosa, dal Marchese di San Giovanni, alla Principessa di Camporeale.
Numerosi mistrettesi, furono uomini di fiducia indiscussa, amministratori e campieri di ricchi latifondisti di tutta la Sicilia, accattivandosi la stima e l'amicizia ed acquisendo conoscenze e culture. I nomi storici di questi pionieri, come Tusa, Catania, Cannata, vengono ancora ricordati fuori da Mistretta.
La stessa opera venne svolta da quelle dinastie di cuochi mistrettesi, che riuscirono ad imporre le loro capacità e professionalità nelle cucine più prestigiose, quali il Danieli di Venezia, le cucine di casa Savoia ed in tempi recenti in casa Tasca d'Almerita, dove l'ultimo cuoco mistrettese, ritiratosi a Mistretta per l'età avanzata, fu in fretta e furia richiatmato in servizio dal Conte Lucio Tasca, avendo avuto annunciata una visita nipote Carlo d'Inghilterra.
Farei del torto a non ricordare gli artigiani del legno, del ferro e della pietra, sempre ricercati per il loro innato gusto ed ingegno.
In conclusione, penso che la presenza ed i contatti con le persone del tempo summenzionate, avranno in qualche modo influito a forgiare il mistrettese non come un uomo della montagna, ma come un uomo cosciente della globalizzazione che già investiva gli uomini.
Colgo l'occasione per fare gli auguri al nostro Presidente, ringrazio Filippo Giordano per averlo ricordato ed al quale rinnovo i complimenti e la stima e per i suoi scritti che leggiamo sempre con piacere
cordialmente, Paolo Giaconia
benedetta
Messaggi: 7
Iscritto il: 17 mar 2008, 1:23

Re: La cultura a Mistretta

Messaggio da benedetta »

Quando a sedici anni andai via da Mistretta, a causa del trasferimento di mio padre a Cosenza, ne fui felice. Pensavo che una città più grande fosse dieci o venti Mistrette messe insieme, quindi più occasioni, più amici, più scelte. Ma negli anni successivi mi resi conto che non era così : Mistretta è unica e non ripetibile. Ritornavo con il ricordo ai giorni della partenza, vissuti nel timore di dimenticare qualche cosa, avevo in valigia la foto della nonna, quella della prima comunione, il mio diario, il quadretto di Santa Rita che mi aveva regalato Suor Clementina. Ma l’anima no. Era voluta restare in quella casa. L’unico posto che le era congeniale.
Negli anni successivi le mie ricerche di qualche cosa che mi riconducesse a Mistretta è stata continua ed incessante.
Nei tempi più recenti, con l’avvento di Internet, le mie ricerche hanno avuto più successo, aprendo la pagina, era consuetudine dare come parola chiave ‘ Mistretta ‘ così ho scoperto il Centro storico.
Solo in questi ultimi giorni, sullo stesso sito, ho trovato il “Forum” , una bellissima idea e sicuramente vincente, come tutte le cose pulite e senza interesse, caro Sebastiano. Ho pensato : sono a casa !
E su Forum che ho avuto la più bella sorpresa di questi tempi : Leggendo gli argomenti, mi salta agli occhi un nome : Paolo Giaconia, penso forse un parente, un cugino, ma subito scaccio l’idea, no ! è il MIO Paolo, e subito mi assale un turbinio di nomi e di facce dimenticate che quasi mi ubriaca. Paolo che non mi conosceva e che non so più cosa abbia fatto, era per noi ragazzine di quel tempo il “Principe azzurro” azzurro come i suoi occhi. Il suo ricordo, mi porta alla mente le amiche di allora Piera Loiacono, Anna Quartarone, Lucia Ciccarello, e le risate cristalline di adolescenti tra le vanelle intrise di profumi di origano, di cacio di sudore di cavallo.
Ma oggi, dove sei Piera, dovè Anna, vorrei cercarvi ma non so da dove cominciare. Avevo pensato di tornare a Mistretta, ma mi dicono che anche l’albergo ha chiuso. Povera Mistretta. Ma resti sempre nel mio cuore e vorrei ricongiungermi con la mia anima.
Dina
benedetta
Messaggi: 7
Iscritto il: 17 mar 2008, 1:23

Re: La cultura a Mistretta

Messaggio da benedetta »

Cara Dina,
Volevo innanzi tutto ringraziarti per il tuo intervento in “Forum” . Purtroppo, è doverosa la verità, non mi ricordo di te. Delle tue amiche, so solo che Piera abita a Cefalù e se lo vuoi possiamo cercare di rintracciarla e mettervi in contatto.
Dal tuo scritto, per chi ha anni come me, riesce a leggere tra le righe, e capire che sei rimasta una bella persona, da buona mistrettesi, la nostalgia ed i ricordi sono parte importante e sai capire che solo le cose pulite e senza interesse hanno un vero significato e vero valore. Ma sbaglio o c’è un po’ di malinconia ? Su con la vita, a volte basta un colpo di reni. Spero di aiutarti un po’ , ti invio la mia biografia che spero non legga il Professore Romano, potrebbe restarne inorridito.
Un caro saluto, Paolo

profilo dell’autore

E mio padre mi disse : E tu chi vulissi fare ?
Ci arrispunnii : Certo non puozzo fare nè u mierico né l’avvocato cu d’anticchia ri scola serale che ciaiu.
E allura ?
E allura fazzu u viddano, sulu chìssu puozzo fare.
Cu da para ri cozze ri terra che mavia lassato a bonarmuzza ri me nonna e di quattro sordi che mi avia mpristato u zu Calorio ( che quannu ci pienzo mi care a facci nterra, picchì nun ci li avia chiù pututo mai turnare ), accuminciai a fare u viddano.
Trentanni di surure e bestemie, bestemie e surure, sulu u Signuruzzo u po’ sapire quanto ni potte ittare.
Quannu avia a chiovere nun chiuvia mai, e quannu a terra era ammargiartata e i sarmenta nterra mituti, allura accuminciava a scarricare acqua, senza lentare ne gnuorno né notte, pi na para ri iorna. E, buttana da miseria, se in trent’anni, si avissi sbagghiato na vota.
A tempo ri aliva, viria u cuccitieddu che ngrussava di uorno e iuono, ma prima di cunchiurere, sempre, na vota na botta ri scirocco, na vota na negghia ri mare, e l’aliva era tutta nterra, bona sulu pi concime. E chi ni arrestava ? Sulu a panza vacante, bestemmie, surure, e a carina rutta a tri piezzi ca a sira, si putiano pusare spartuti uno nto vanco, uno nto iazzo e l’audda macare si putia lassare appennuta pi riuordo ri di mali iurnate.
Poi i cose accuminciarono a canciare, ma ri picca. Però a bonè bonè si putia mettere a pignata ncapu, ma sempre a forza di surure e bestemmie che u Signuruzzo mi perdunasse in nome ru Patre ru Figghiu e du Spirito Ssanto.
E quannu i cose paria che stavano addivintannu chiu mediocrole, l’audda botta : Na matina m’arrivigghiai cun dulure o scianco ca paria comu se c’iavissi appizzato nu cane arrraggiato ca mi scippava a carne, e un dulure ca scinnia pi tutta a iamma nzino o carcagno.
Allura, acciunciato com’era, vinniru i tiempi ri duttura : Vai da quello che è bravo diceva un parente, e io ci ia. No, vai da quell’altro che è più bravo cunsiggliava un canoscente, e io ci ia. Io ci o passato e nu dutture mi ha arrimittuto aggritta, consigliava un amico, e io ci ia. Ma mai, buttana ra miseria, chi unu ri chissi fusse raccuordio cu l’auddi. Ma cuntala cuomo vui, a verità e che ristai acciuncato, e a iamma ma purtava appriesso a sctrascinune, e u travagghiu si ni iu a farisi futture. Aviano finutu surure e bestemie, ma avianu accuminciato i iorna ru pitittu.
Accuminciai a pensare a chiddu chi si putia fare. I iamme nun funzionavano proprio, e senza iamme nun si po ghiri a nudda banna, e ciuncu com’era nun si ni riscurria proprio di putiri travagghiare. L’unica cosa chi si putia fare era di travagghiare cu a testa, anche se sapia io stissu che funzionava nto piccaredda, pensanno a tutte i minchiate che m’avia fatto fare.
Accussì, assucciriu che io, cristianieddu ri mezza botta, viddanu falluto e ciuncu di na iamma, addivinii alletterato e scrutture , anche se di cunti e di minchiate.
lucio manno
Messaggi: 6
Iscritto il: 27 mar 2008, 20:07

Re: La cultura a Mistretta

Messaggio da lucio manno »

Una ricerca di altro tipo, mi ha portato casualmente a visionare il vostro forum, ed ho notato che riserva notevole attenzione alla cultura popolare e costume di noi siciliani, argomenti che ho sempre curato sin dai tempi dell’insegnamento a Caltanissetta, cercando di sollecitare anche l’interesse dei miei alunni . Ma ciò che ha suscitato la mia ammirazione è, oltre alla lettera della Signora Benedetta, per la sua purezza d’animo e sensibilità; ciò che il Signor Giacona chiama ironicamente biografia.
La ...biografia, scritta da chi il nostro dialetto lo conosce, lo capisce e lo ama, costituisce uno di quei rari esempi, ai giorni nostri, di continuità e di rinnovamento con un passato che è storia, ed al tempo stesso futuro.
Oltre alla ricercatezza dei vocaboli, alcuni quasi dimenticati, vi è quella forma di vita della parola, come quando va a mutilare volutamente il termine ‘bestemia’ violentandola come immagine negativa, o ancora di più quando usa tre erre in ‘arrraggiato’ per accentuarne l’effetto e la forza.
Innovazione o trasgressione o entrambe. Non saprei dire. Ma certo è vita. E’ vita parole che parlano al di là del puro significato letterale e che vanno al di là del concetto antropologico ed archeologico. E’ vita in questi giorni il ‘viddano’ che racconta con il cuore, senza il filtro della mente. E’ spontaneità, schiettezza, essere ciò che si è.
Leggere pagine come queste, è senza dubbio un’esperienza anche per chi di esperienze ne ha fatte tante. Continui così, ed a presto il piacere di leggerla ancora.
Un cordiale saluto professore Lucio Manno
Guglielmo Tita
Messaggi: 26
Iscritto il: 30 mar 2008, 1:55
Località: Québec, Canada

Re: La cultura a Mistretta... dal Canada

Messaggio da Guglielmo Tita »

Da pochi giorni ho incominciato a interessarmi a Mistretta. Non ci sono nato e non ci ho mai vissuto. Circa venticinque anni fa, mio padre mi ci fece passare attraverso per mostrarmi quello che fu la dimora dei nostri avi, il Palazzo Tita. Ma allora non avevo ancora sviluppato il "senso storico della vita" e di tale visita non conservo che un vago ricordo.

Ormai da quasi una quindicina d'anni vivo in Canada e la nostalgia della patria, insieme a questo senso storico della vita, mi ha portato a interessarmi alle "radici".

É così che ho scoperto il passato sorprendentemente ricco di Am’Ashtart, Amestratus...Mistretta. Ne sono stato talmente affascinato che ne "ho voluto" scrivere un breve riassunto nella versione francese dell'enciclopedia virtuale Wikipedia (http://fr.wikipedia.org/wiki/Mistretta). Nello stesso sito "ho voluto" scrivere anche una breve descrizione dell'artista amastratino Noé Marullo (http://fr.wikipedia.org/wiki/No%C3%A9_Marullo), del quale ho purtroppo potuto apprendere molto poco.

Dico "ho voluto", quando in realtà dovrei dire "non ho potuto fare meno". A volte, si sente un impulso irresistibile a tenere in vita ciò che é stato e che si tende a dimenticare. In fondo, si dice che un popolo (o un individuo) senza memoria é un popolo senz'anima.

É nella ricerca di informazioni che ho finito per trovare questo sito. Pare strano, ma é come se fossi arrivato nel giardinetto della casa di famiglia.

Nel mio prossimo viaggio in Sicilia, non mancherò di visitare quella che, in un'altra epoca, fu la città di chi mi ha preceduto. Magari, in occasione della festa del patrono San Sebastiano, il 20 gennaio, ironicamente coincidente con la data della mia nascita.

Con un sentimento fraterno, porgo ad ognuno di voi i miei più sinceri saluti.

Guglielmo Tita
P.S. Vi prego di non esitare a comunicarmi le eventuali imprecisioni nelle pagine Wikipedia qui sopra citate.
Lucia Graziano
Segretaria di redazione
Messaggi: 11
Iscritto il: 26 mar 2008, 10:05
Località: Mistretta

Re: La cultura a Mistretta

Messaggio da Lucia Graziano »

Egregio Professore Tita , i suoi sentimenti sono comuni ai tanti mistrettesi sparsi nel mondo il cui attaccamento alla madrepatria ed in particolare alle proprie radici, si è maggiormente sviluppato in tempi, come i nostri, in cui la globalizzazione tende a far scomparire e livellare le identità dei popoli. Condividiamo pienamente la sua affermazione: " un popolo senza memoria è un popolo senz'anima”. L’Associazione Progetto Mistretta attraverso il foglio mensile “ Il Centro Storico , dà la possibilità, a quanti, mistrettesi e non, che vogliono mantenere il legame con la propria città di origine, di essere costantemente informati su piccoli e grandi eventi, sulla vita politica e sociale, nonché sulla spicciola vita quotidiana della nostra città.
Mistretta, come tutti gli altri comuni d'Italia e del mondo è esposta alle più varie sollecitazioni di spersonalizzazione identitaria e massificazione di idee. E’ straordinario che possa ancora conservare quella che Lei come i nostri amici,Paolo Giaconia, Benedetta , Lucio Manno avete definito "cultura mistrettese" –
Mistretta, fa parte di quei centri storici minori, che tengono in vita tradizioni e costumi altrimenti destinati a scomparire. Questo ha fatto sì che la sua struttura urbanistica si sia mantenuta quasi intatta. Infatti Mistretta è considerata uno dei centri storici meglio conservati della Sicilia.
Da qualche decennio si è registrato nella coscienza collettiva della città un nuovo modo di avvvicinarsi alle metodologie costruttive e restaurative ed in questo un ruolo importante ha svolto
L’Associazione Progetto Mistretta nel sensibilizzare e tenacemente battere sempre sugli stessi temi. Ma l’Associazione promuove anche eventi.Il premio letterario intitolato alla scrittrice verista Maria Messina la cui premiazione si svolge nel mese di ottobre di ogni anno,è accreditato da una giuria di alto profilo come il prof. Giovanni Ruffino preside della facoltà
di lettere e filosofia di Palermo che ne è il presidente. La prof. Elise Magistro dello Scripps College
dell’Università di Los Angeles , la prof. Roswitha Schoell Dombrowsky docente presso l’Università di Kassel in Germania e poi il dott. Giovanni Travagliato storico e ricercatore nell’Università di Palermo unitamente ad altri insigni giurati.
L’Associazione ha inoltre organizzato una serie di convegni che hanno visto la partecipazione attiva di architetti di fama nazionale, quali il Prf. Francesco Taormina, Università Tor Vergata di Roma. Il Prof. Leone preside della Facoltà di Architettura di Palermo, del arch. prof. Culotta purtroppo scomparso di recente, che di quella Università ne fu preside ed ultima in ordine di tempo della Margherita Petranzan, del Politecnico di Milano. Questa l’attività dell’Associazione veicolata attraverso il suo giornale, il Centro Storico. Abbiamo voluto presentarci con queste credenziali perchè ci sentiamo in dovere di portare alto il nome della nostra città, della sua cultura e di lavorare per il suo domani.

Abbiamo visitato wikipedia e ci congratuliamo per come ha reso la storia di Mistretta in lingua francese per la divulgazione del nome della nostra città.
Cordiali saluti
Lucia Graziano
Segretaria di redazione de “ Il Centro Storico”


PS. Se gli amici del Forum volessero ricevere materiale prodotto dalla Associazione o in genere del materiale su Mistretta potranno far pervenire le loro richieste corredate dall’indirizzo postale, scrivendo alla e-mail: ilcentrostorico@virgilio.it
Guglielmo Tita
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Iscritto il: 30 mar 2008, 1:55
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Re: La cultura a Mistretta...nel mondo

Messaggio da Guglielmo Tita »

Egregia dottoressa Graziano,

La ringrazio della sua risposta al mio messaggio e dell'apprezzamento relativo alle pagine Wikipedia su Mistretta che mi sono permesso di scrivere, pur non essendo io uno storico.

L'argomento del quale Lei parla ha fatto scaturire in me un pensiero che desidero condividere in questo forum.
Lucia Graziano ha scritto: Mistretta, come tutti gli altri comuni d'Italia e del mondo è esposta alle più varie sollecitazioni di spersonalizzazione identitaria e massificazione di idee. E’ straordinario che possa ancora conservare quella che Lei come i nostri amici,Paolo Giaconia, Benedetta , Lucio Manno avete definito "cultura mistrettese" –
Mistretta, fa parte di quei centri storici minori, che tengono in vita tradizioni e costumi altrimenti destinati a scomparire. Questo ha fatto sì che la sua struttura urbanistica si sia mantenuta quasi intatta.
Mi chiedo fino a che punto una "cultura locale" esista ancora o, comunque, per quanto tempo ancora sia destinata ad esistere. Mi chiedo se la cultura che noi – di generazioni ancora legate a certi riferimenti storici – consideriamo come ancora esistente non sia che un insieme di elementi destinati a perire con noi stessi, un giorno. E che, per conseguenza, una tale cultura non sia che un'eredità astratta con scarsi riscontri pratici e durevoli.

Il mio non vuole essere un discorso disfattista o provocatorio. É piuttosto una constatazione che mi provviene dall'osservazione delle nuove generazioni. Queste ultime hanno riferimenti storico-culturali molto diversi e valori etico-morali ugualmente diversi dai miei (oggi ho 42 anni). Da ciò, deriva un senso identitario dei giovani che, in una certa misura, potrebbe frustrare le ambizioni di coloro che si dedicano alla "preservazione" culturale. Mi chiedo quindi se quest'ultima non sia sinonimo di "archeologia recente", ovvero di spolveramento di suppellettili non più in uso, ma facenti parte di un arredamento ancora in auge.

Per tali ragioni – espresse, ammetto, in termini semplicistici – preferisco sostituire il concetto di "preservazione" con quello di "eredità", nel quale il carattere évolutivo facente parte di una qualsiasi società umana é implicito.

Un giovane mistrettese d'oggi é culturalmente molto più distante da un giovane mistrettese del 1860 che da un giovane australiano di Brisbane d'oggi. L'analisi longitudinale (storica) di una cultura deve quindi essere accompagnata da una visione orizzontale, dove il carattere interattivo tra culture attuali é integrato.

Il riconoscimento dell'eredità storica come sorgente di insegnamento e non come prigione intellettuale rafforza le società "disposte" a mutare (= evolvere) per meglio adattarsi (= sopravvivere) alle esigenze presenti e future. Eredità equivale a insegnamento di un'esperienza collettiva.

Parlo di tutto ciò perché oggi vivo in una comunità marittima del Canada dell'est dove le problematiche identitarie e le sfide del futuro sono molto simili a quelle che si pongono a Mistretta. Mi chiedo quindi se questo forum non debba integrare una visione globalistica nei soggetti discussi. Questo può apparire come una tendenza dolorosa. Ma, personalmente, credo che sia utile. L'umanità si trova in un momento storico molto critico, dove le esperienze locali rappresentano altrettanti insegnamenti e possibili alternative adattative.

Ciò detto, tengo a precisare che ammiro ed apprezzo molto l'opera del Centro Storico che considero di grande importanza.

Cordialissimi saluti,

Guglielmo Tita
P.S. Perdonatemi gli errori linguistici che posso commettere. La pratica della lingua italiana é diventata rara nel mio quotidiano.
Antonio
Messaggi: 3
Iscritto il: 3 apr 2008, 16:51
Località: Chivasso -TO-

Re: La cultura a Mistretta

Messaggio da Antonio »

Sono figlio di emigranti mistrettesi e molto legato a Mistretta non fosse altro per gli zii ed i cugini che ancora risiedono nel paese. Ritorno appena ne ho la possibilità anche per porgere un saluto al mio caro papa' che ha scelto di riposare nel suo paese natio. Apprezzo molto di quella che viene definita la cultura di Mistretta; il "nostro" paese è ricco di storia, di arte e cultura ed è molto apprezzabile lo sforzo che si sta compiendo per far conoscere meglio le opere attraverso le visiste guidate o l'apertura del museo etnologico che non ho avuto modo di visitare nella mia ultima permanenza a Mistretta. Ma non basta. Purtroppo quella che forse manca è la cultura del turismo. Guardate che la posizione di Mistretta è senza dubbio strategica per favorire il turismo: mare a pochi chilometri e aria di montagna per il relax nelle calde giornate estive. Eppure l'unico albergo è chiuso, pochi sono i ristoranti ma ben sostituiti dagli agriturismo, non so quanti hanno la possibilità e la volontà di affittare i propri appartamenti e comunque per il turista che arriva manca qualcosa di fondamentale e vitale: l'acqua che nei mesi caldi dell'anno si fa proprio desiderare. Provate a spiegare al turista che in un paese circondato da montagne l'acqua arriva ogni due giorni. Un buon motivo per lasciarlo a casa. Le amministrazioni si sono succedute in questi anni con la stessa promessa. Forse a breve (?) arriverà il metano. :o Finalmente!!
Vi garantisco che quanti hanno avuto la possibiltà di transitare in Mistretta hanno apprezzato la bellezza del paese, soprattutto del centro storico, senza escludere la bellezza delle campagne esterne immerse in parchi naturali di straordinaria bellezza. Cari mistrettesi non buttate, non buttiamo via questo patrimonio.
Un saluto Antonio
Guglielmo Tita
Messaggi: 26
Iscritto il: 30 mar 2008, 1:55
Località: Québec, Canada

Re: La cultura a Mistretta

Messaggio da Guglielmo Tita »

Trovo interessante la recente idea di attivare le rubriche informative del sito del Centro Storico:
- Mistretta
- Le Chiese
- I Quartieri
- I Palazzi


A tale proposito, mi permetto di suggerire l'aggiunta di eventuali fotografie dei diversi elementi architettonici descritti. Peraltro, mi chiedo se non possa essere interessante elaborare in forma di mappa un percorso turistico dove tali elementi vengono localizzati.

Mi chiedo anche se "Il Centro Storico" non debba proporre al Comune un'intesa per l'elaborazione di un sito congiunto o comunque di una collaborazione sul piano culturale-mediatico.

Cordiali saluti,

Guglielmo Tita
lucio manno
Messaggi: 6
Iscritto il: 27 mar 2008, 20:07

Re: La cultura a Mistretta

Messaggio da lucio manno »

Distintissimi amici del Centro Storico,
Il lungo silenzio, dal mio ultimo ed unico intervento, non è stato dovuto a disinteresse, anzi il contrario.
La lettura dei vostri pensieri e delle vostre idee, mi ha permesso oltre che ad accrescere la stima e l'ammirazione per voi tutti, ad avvalorare la realtà che ancora delle belle persone esistono, anche se nell'ombra, immerse nel grigiore dei nostri tempi.
Mi sarei solo aspettato un'attenzione, o anche solo un saluto da parte del vostro Sindaco o della Amministrazione Civica, nonchè delle personalità che Paolo Giaconia ha citato. Anche un solo grazie, sarebbe un segno di attenzione, di rispetto e di civiltà.
Ho ammirato molto gli interventi di Tita, Spinnato, Ortoleva, ed ovviamente Giaconia.
A quest'ultimo, volevo porre due domande : Nel suo primo intervento, parlando dei nobili a Mistretta, fa menzione a quelli a "quelli veri", come a volerli distinguere da quelli falsi. Potrebbe, nel contempo ampliare il suo accenno alla presenza a Mistretta di Dumas e Vittorio Hugo, un evento che mi affascina particolarmente ? Grazie.
Un cordiale saluto a Tutti
Lucio Manno
paologiaconia
Messaggi: 53
Iscritto il: 10 mar 2008, 22:05
Località: Palermo

Re: La cultura a Mistretta

Messaggio da paologiaconia »

Caro Signor Spinnato,
Rispondo alle due domande che ha voluto sottopormi, anche se inverto gli argomenti; in quanto su Dumas e Hugo, lo faccio con vivo piacere data l'ammirazione che nutro per loro, mentre sulla nobiltà non sono altrettanto vivi gli stessi sentimenti.
La convinzione di una presenza a Mistretta di Alessandro Dumas jr. e Victor Hugo, come ho scritto, deriva da considerazioni induttive e da alcune circostanze che non possono essere considerate pure coincidenze.
Ritengo, ma con qualche dubbio, che tali scrittori francesi, furono graditi ospiti del nonno di mio padre, mio bisnonno, o da suo padre, rispettivamente Giovanni e Giuseppe Leopoldo. Entrambi trascorsero la loro esistenza a Mistretta e si considerarono orgogliosamente mistrettesi. Forse una delle poche doti che la ricostruzione biografica di entrambi, mi sembra obbiettivamente emergere, oltre alla sacralità del concetto di amicizia.
Secondo i racconti di mia nonna, entrambi gli scrittori si innamorarono dell’amastratinità insita negli uomini del luogo, e delle nostre provole di ‘cascavaddu’, tanto che mio bisnonno, ( o mio bisbisnonno ), ritenne cosa gradita fargli omaggio di provole e 'cavadduzzi', cosicchè lo scrittore lasciò in lo loco i giornali satirici che si era portato per esiguità di spazio, preferendo accaparrarsi 'il fiero pasto'.
Di detti giornali, il mio poco qualificante avo, pensò bene farne uso di carta da parati, utilizzandoli per incartare parte della casa padronale sita all’interno del castello di Migaido, al tempo dimora nel feudo, ed oggi di proprietà della ditta Sciortino e Salamone; ed in parte per incartare il corridoio della dimora di campagna in contrada Colonna nell'agro di Reitano, oggi di proprietà Pagliaro ed ancora esistenti.
Come ricordato, Doumas scrisse in quel tempo il Pasquale Bruno, che si ambienta a Rometta, Calvaruso e nella zona circostante; ma dove e da chi attingere notizie ? forse dal Barone Giaconia, che ricordiamo era al tempo sia cognato del Barone Riso, uomo di grande cultura, sia del Barone Lucio Piccolo di Calanovella, uomo di altrettanta dote, tanto che il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa, più noto come il Gattopardo, lo definì colui che più bravo di me può essermi maestro.
Che il Barone Giaconia, abbia instaurato dei rapporti di amicizia, di allegri e memorabili giorni ma ropratutto di notti, con i grandi personaggi in questione, si lascia presumere dai lineamenti caratteriali degli stessi, d’altro canto si era in pieno liberty e bella epoque. Forse, notizie maggiori seppe trovare in merito il regista Vittorio Sala, che negli anni ’60 pubblicò un film : “I Don Giovanni della Costa Azzurra” in cui due maldestri Baroni siciliani, un certo Barone Giaconia e un Barone Patanè, si adoperavano nella ricerca di infruttuose e frivole giornate d’amore, creando lo spunto di uno squallido film da cassetta.
L’unico labile indizio di detti rapporti, si deduce dai racconti di mia nonna, che continua nella narrazione : Sua suocera, al tempo, moglie dell’allegro barone, trovando sei casse di indirizzi, compromettenti lettere, e bigliettini che olezzavano di Cotì, chiamando il fido maggiordomo che orribilmente di nome faceva Custode, ne ordinò la combustione al centro della grande cucina del palazzo di Mistretta.
Sacrilegio ! Ritengo, come mia nonna, che insieme alla corrispondenza di Cocotte e donnine del miglior varietà parigino, vi fossero anche lettere, sicuramente ben più qualificanti dei due romanzieri citati.
Dovrei ora risponderle in merito alla nobiltà, ma penso che come a me opprime lo squallore dell’argomento, penso, a lei ed a chi ci legge, opprime continuarmi ad ascoltare, pertanto. . . rimandiamo a tempi migliori.
Un affettuoso e caro saluto a tutti Paolo Giaconia
paologiaconia
Messaggi: 53
Iscritto il: 10 mar 2008, 22:05
Località: Palermo

Re: La cultura a Mistretta

Messaggio da paologiaconia »

Ricordo ancora con piacere le giornate e le ore dell’estate scorsa, che mi hanno permesso e gratificato della compagnia di tutti voi.
Ricordo in particolare degli incontri con Enzo Romano, in cui più con la volontà di stimolarlo a continuare nella sua encomiabile opera di ricerca delle forme dialettali mistrettesi, sostenevo che occorre facilitarne la comprensione e l’accesso prima di proiettarsi in quella che sicuramente è una scienza.
Ricordo che con altri amici abbiamo affrontato il problema dell’allontanamento dalla Fede ed il conseguente dilagare del materialismo e di come la frattura tra dottrina ed umanità rischia di diventare incolmabile. Ma se, sarebbe utile riportare gli uomini verso la Chiesa, occorrerebbe anche che quest’ultima si avvicinasse di più ad essi.
Questi ricordi, e queste considerazioni, tra cui quella di non fidarsi mai dei giudizi affrettati, mi hanno spinto a scrivere qualche cosa, forse provocatoria, all’apparenza una bestemmia, ma in realtà una preghiera.
====================
Una partita “celestiale”

Nto Parariso, a so casa, Dio Onnipotente, era assittato cu a facci appuiata, cu na mano nta mascidda, e pinzava, pinzava, duoppo na bona rancata, si muviu e si misi a chiamare : Pippino, o Pippino. E arrivau San Giuseppe currienno.
Sabbenerica, Patruzzu, m’avia circatu ?
E Dio onnipotente : Si Pippino, m’avissi a spiecare, che ca..... stanno cumminannu l’uommini ca sutta, sempre burdello, di iuorno e di notte; vuciare, currere a sta punta e a da punta, bannere, nun criu quarche terremoto o masennò o solito sano n’capigghiato e si misiro a fare a verra, tuttu u iuorno e tutta a notte si sente sulu Aa Ao Aa Ao, è na camurria: Tu ni sai cosa ?
San Giuseppe, aveva capito a cosa si riferiva Dio Onnipotente : Noo Patruzzu, nun su cose tinte, e chi, appiccamora i cristiani su tutti pigghiati ra mania ru pallune, pensano sulu o calcio, e pui, a ruminica nun s’arregge proprio, e si sente sulu parlare ra partita, a trasferta, l’arbitro, a schedina e minchiate di su genere, ma nun fanno male a nuddu, nun ci sunnu ammazzatine, ma mancu sagnatine, sulu, ogni tanto si pigghiano a corpa.
E Dio, Pippino, a verità e che non ci ni aiu caputu u stissu un ca..... .
E San Giuseppe, cercò di meglio farsi capire : - Patruzzu, vossia, penzasse che si iucasse o pallune puru cà n’to Parariso, e facissimo du squatre, chidda Sua e chidda mia. Iu m’accatto a San Placito, San Francisco, San Bicienzo,San Ciro e San Nicola per l’attacco, a centro ci mittissi Antonio, Luca e Biagio, terzini Cosma e Damiano, in porta Pietro ca s’innintenne picchi ha fatto u purtinaro a Palermo.
E Vossia a cu si pigghia ?
Dio, ci pensa un po’, e poi dice : - E Io mi pigghiu tutti chiddi tui.
Noo Patruzzu non è ca iucamo a rubamazzo, Vossia s’innave a cercare auddi non i mii.
E u Signure, che su riscursu ci stava accuminciannu a rumpere i sacchette, ci a rispunniu : Io mi pigghiu : Gabriele, Vittorio, Rocco, Tano, Carlo, Giovanni, Lucia, Tommaso,Biagio, Vito, e allura, in porta ci mettu a Paolo che ha fattu u vardiano a villa comunale e s’intenne puru iddu.
E San Giuseppe :- Patruzzu, Lucia non po’ essere, annu a essere tutti masculi.
Dio : Ma nun s’avia rittu ca cà supra, non c’era differenza tra masculi e fimmine? Allura e sulu pi fariti cuntentu o puosto di Lucia ci miettu a Luigi, si cuntentu ?
Giuseppe : Ci vole unu che fa l’arbitro e se Vossia e daqquordio ci u facimu fare a so figghiu Gesù ca fa sempre i cose giuste.
Ora s’accumincia.
Si vintitrì cristiani, s’inni vannu nta un piezzu ri campia e ci miettunu na porta fatta ri tri pali da un lato e naudda ri l’auddu lato. Poi so figghiu Gesù mette u pallune nterra, etta un friscune e a partita accumincia.
Il calcio d’inizio attocca a vossia picchì è chiù ranne, e Gabriele tira na perata o pallune, raccoglie Tommaso che crossa
Dio : Chi significa
Giuseppe lo ignora, e continua : Cu na perata etta u pallune a Tommaso
Dio : Picchì
Giuseppe : Vossia ave a capire chi u iuoco consiste nto fare trasere u pallune, i sui nta porta mia, e i mii, nta porta sua, senza tuccare u pallune cu i manu ma sulu cu i pieri.
Dio : Allura haiu ragiune io quanno ricu che l’uommini hanno a fare sempre tutte i cose cu i pieri !
Giuseppe : Patruzzu, ma non fui iu ca spurmintai su ioco.
Dio : Appe a essere u riavulu curnutu. Continua Pippino ca sa cosa accumincia a piacirimi, anche se ancora nun mi cumvinci proprio e sutta sutta…
Giuseppe : Aviamo iunti a quannu Tommaso avia aggangato cu i pieri u pallune, e si mette a currere verso a porta avversaria, e cu na perata passa u pallune a un compagno, che lo passa subito o vuolo ad un altro compagno, che lo ripassa a Tommaso,
Dio : U viri, tu ricia che socchè stavano cumminannu, u viri, Pippinu che zitto tu zitto io, ci su sempre nto mienzo i cumpagni, sempre si cumunisti c’anno a rumpere i ca....
Giuseppe : Noo Patruzzu, su cumpagni picchì ra stissa squatra. Ma aviamu iunti a Tommaso chi avia u pallune nmienzu i pieri e era quasi vicino a porta ri nimici e stava pi cafuddare a pirata pi catafuttere u pallune n’ta porta. Allura, Damiano che ci era contro, ci si mette ravanti e ci para un pere n’mienzu i iamme. Tommaso, attruppica n’te pieri ri Damiano e arruzzulia n’terra. U iuocu e fermo. Arriva curriennu so figghiu Gesù, veramente tanticchia ncazzatieddu, talia a Damiano nta l’uocchi, ci scippa l’aureola, e grira rigore, pigghia u pallune e u proe a Tommaso.
Dio : Sulu chissu ? e che me figghiu o solito e sempre troppo abbunazzato. Avissi statu io, a Damiano, l’avissi assicutato a corpa di curria e perate nto culu, ma iddu, sempre cu i solite manie, il perdono, ama il prossimo tuo, porgi l’altra guancia, e minchiate di su genere. Ci l’aiu rittu sempre, poi a gente sinn’approfittano, ma iddu di ca ci trase e di ca ci nesce. E appui, Pippino che succere?
Giuseppe : Aviamu iunti o rigore
Dio : l’aiu rittu sempre ca ci vole tanticchia di rigore
Giuseppe : Patruzzu, cu rispiettu parlanno, se vossia nun si sta tanticchia muto, chissu è discursu ca nun finisce chiue.
Dio : Continua Pippino, ca mi staiu mutu.
Giuseppe : Allura i sui si mettunu raccuordio ca a pirata o pallune l’avia dare Rocco picchi cu du pere sessantarue chi s’attruvava, ci vinia chiù vicina a porta. Rocco, sistemau u pallune unne ci avianu misu u miercu pi signale. S’avvicina a porta pi sturiare unne avia a tirare, si talianu uocchi nta l’uocchi cu Paolo chi facia u purtinaro e ci rici : “ miegghiu ca ti canzii masinnò ti sruppiu”. Paolo ci arrispuniu “ ca provici “.
Rocco era ncazzato, ma ncazzatu nivuru. Paolo, peggio riddu.
Dio : Cunta cunta ca mi sta piaciennu, poi s’arriurdò ca avia stare mutu e nun dissi chiù nente.
Giuseppe continuò : Rocco, che era a na para ri canne rarrieri o pallune, taliò a porta ri Paolo e accuminciò a surare fruddu, e taliannu buono arrestò friddu comu un puntale : Paolo avia chiurutu u purtune!
E ora ? Chi putia fare ? Se tirava a pirata era sicuro chi u pallune arribummava nta porta e nun trasia, se non tirava era sicuro che Gesù s’avissi ncazzato. Ma pi furtuna s’addunò che a minzina a lato manca ru purtune nun chiuria bona : O u palo era mienzu purrito, o i fintizzi aviano cirutu, accussì n’ta parte iauta arristava tanticchia ri vientu, na sciaccazza unne forse u pallune ci putia trasare, ma proprio a misura e se trasia avia a essere proprio botta ri culu.
Dio : Si stava appassionanno sempre chiossai, tanto che nun putia manco stare assittato, si isava tanticchia supra i vrazza,s’assittava, un avia risiettu, si puliciava tutto.
Giuseppe: Allura, eramo iunti a quannu Rocco aspittava ri tirare a pirata o pallune. So figghiu Gesù, etta un friscune, e Rocco parte comu na freccia e cafudda un pussente caucio o pallune cu tutti i sintimienti ru cuorpo e cu tutta l’arma.
Dio : Cunta, cunta, e appui chi succere Pippino
Ogni vota, San Giuseppe pirdia u filu ru riscursu, ma ci paria tintu a dire “Patruzzu si vole stare mutu o ci aiu a cusere a ucca”, fici finta di nente e continuò. Unn’eremo iunti ?
A, ora ci sugno, a quannu Rocco avia a tirare a pirata,e Rocco tirò. Ma u pallune iu a sbattere nta traversa e sgriddò a cannila fino a scumparere pi sempre.
Dio, dispiaciuto : Porco Dio, chissa nun ci vulia.

Capitolo 2

Dio :Pippinu, e appui che assucciriu ?
Giuseppe : Nente, Patruzzu, a partita avia finuto, chiddi sui aviano vinciutu uno a zero e nuauddi aviamu perdutu. Appui tutti i cumpagni s’abbrazzarono, Gesù chiamau a Damiano e Paolo, e puru iddi s’abbrazzarono. Appui tutti s’abbrazzarono puru cu l’auddi cumpagni che prima erano i nimici.
Dio : Pippino, ti l’avia rittu e repetu, unne ci su i cumpagni socchè ci cuva, iddi fanno a trasere a trasere, e appue spuntano cu i bannere russe cu u faucigghiune e u mazzuolo e futtunu a tutti.
Giuseppe : Ma no Patruzzu, s’abbrazzarono tutti, puru cu chiddi che erano nimici.
Dio : Pippino, o Pippino, ma sì proprio sanu sanu, sti minchiate i canuscimu, e tu t’a scantare quannu s’abbrazzano tutti. Na vota u chiamarono, non mi ricordo “ compromesso storico “, appue “ governo di salute pubblica “, ma quannu fannu ri si ministruna, sempre chiddu che l’ha pigghiato nto culu ha stato u puvirieddu e di quattro cristianieddi buoni che hanno arrestato. Ma cuntimi, appui ?
Giuseppe : Nente, appue, tutti iddi, cu na mpiccicata ri chiddi che aviano statu a taliare tuttu u tiempu si ni ieru a taverna a vivire vino.
Dio : Tutti ? puru tu e Gesù, e c’era puru Mariuzza to mugghiere ?
Giuseppe : Si, ci emmu puru io e me figghio. Maria no, era a casa a fare i manciare.

Alla taverna, tra un bicchiere e l’altro il tempo passò in fretta. E prima che la comitiva si sciogliesse era già notte quando San Giuseppe e Gesù si avviarono verso casa, dove li aspettava Maria.

Maria, veramente era tanticchia ncazzata e pensava : Simu o solito cu si biniritti masculi ca a sira nun s’arricampano mai.
Avia impiattato a pasta da nu bello piezzo, appui, nun viriennuli arricampare, l’avia ncuppulata cu n’auddu piatto. Ma a pasta si stava arrifriddannu u stissu.
Aspittannu e pi nun pinsare, na vota arriminava cu a paletta a vrasce nto vraciere, na vota s’affacciava ravanti a porta nta vanedda e taliava pi supra e pi sutta, ma nun s’arricampavano, nun si viria anima viva. E pinsava : Signure, nun vulissi ca ci avissi assuccirutu corche cosa tinta. Ma appue a porta si iapriu e trasiu Pippinu e darriere Gesù.
Maria : Avà, assittativi prima ca pasta s’arrifridda, puru se è già quasi fridda. Pippinu, vue che ta arimiettu nta paredda cu tanticchia r’uogghio accussi e chiù caura e tu Gesù ?
Tutte due arrispunniero, e bona puru accussì, ma assettate puru tu.
Giuseppe accuminciò a cuntarici a Maria ra partita, ma vitti che non ci ni futtia nente, e allura canciò riscursu e addumannò : E tu ca fatto Mariuzza ?
E Maria : Nente, sta matina mi pigghiai u canistru cu di quattro robe che avia a lavare e scinnii a funtana o Rusario, anzi, Pippinu, prima ca mi passa ri mente, m’avissi a fare un canistro nuovo pi robbe picchì chiddu chi c’avimu e mienzu squaddariatu e quannu caminu pa strata pare chi fussi ri na famigghia ri strafalari, macari pi uocchio ri munnu. O Rusario chi lavavano c’eranu puru Lucia e Rita, e mi s’allargò u core a virilli buone. Sai quanto Lucia, puveredda, ha suffruto cu a vista i l’uocchi, ma pare che ora, a forza ri mettirici supra patate vugghiute a matina e acqua ri rose a sira, pare chiù mediocrola. Rita, chi ha cummattuto cu da spina ri alastro nta frunte, pare che a forza ri mittiricci niputedda friuta, ci stasse cunchienno, e puru idda mi parse chiù animusa. Che Dio ni scanzi ri si mali tinti e si fici u signo ra cruci.
Giuseppe, ci arrispunniu, veramente, tanticchia malirucatu : Maria! E chi ci trase ri farisi u signo ra cruce, che ancora nun l’anno mentata!
Giuseppe, è vero ca fu tanticchia vastaso e che Maria nun su mieritava, ma s’avia ncazzato picchì sapia che Gesù, ri quannu era nicu, se si parlava ra cruci, si mutriava tuttu e vunchiava, viri fissazione ri carusi.
Ma sta vota, Gesù, non ci fici caso. Era cuntento che avia vinciutu a squadra ru Signure che ci tinia, mentre a iddu, pa verità, ru pallune nun ci ni futtia nente.
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